DELL’INELEGANZA E DI COME SI VESTE SANTANCHÈ DOVREBBE IMPORTARCI MOLTO POCO

Blog Il Fatto quotidiano  –  26 febbraio 2025   –  Laura Onofri

“Io rappresento plasticamente tutto quello che voi di sinistra odiate. Porto i tacchi 12, vesto elegante, mi piace curare il mio fisico. Voi non volete combattere la povertà ma la ricchezza”. Così la ministra Daniela Santanchè ieri alla Camera si è difesa dalla mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 stelle e sottoscritta dal Partito Democratico e da Alleanza Verdi e Sinistra, dopo il rinvio a giudizio per falso in bilancio per il caso Visibilia e la presunta truffa ai danni dell’Inps, spostando furbescamente l’attenzione dalle accuse che la riguardano, evitando di entrare nel merito e facendo una delle sue solite sceneggiate.

È riuscita nell’intento visto che molti commentatori ci sono caduti, fra cui la sempre attenta Ida Dominijanni che sui social commenta: “Non dirò che cosa mi ispira di comico quel ‘plasticamente’, perché c’è poco da ridere di fronte a tanta sguaiata arroganza. Solo che come al solito gli argomenti dell’altra parte non sono granché. Gruber per esempio si affretta a ‘rassicurare tutti’ (e se stessa) che portare i tacchi a spillo e vestirsi bene non è né di destra né di sinistra. Io non porto i tacchi a spillo e penso che la ministra in questione sia un’autentica cafona, per via dei tacchi a spillo, di come si veste, delle borse taroccate e di quello che le esce dalla bocca. Se qualcuno le dicesse che i veri ricchi sono (o un tempo erano) discreti e non hanno bisogno di queste cafonate magari colpirebbe di più”.

Dell’ineleganza, della cafonaggine, e di come si veste Santanchè dovrebbe importarci molto poco: abbiamo lottato per affermare che l’autodeterminazione passa anche dall’abbattere certi stereotipi. Fosse solo questo il problema di Santanchè.
Abbiamo criticato spesso i giornalisti e le giornaliste che indugiano sulle mise delle donne, ma a volte anche degli uomini, in qualunque contesto, ma specialmente in quello politico, come se portare un bell’abito con stile ed eleganza fosse necessario per attuare buone politiche, per essere considerati ottimi e corretti amministratori.⁠

Quello che invece dovrebbe indignarci e offenderci è la sua la pochezza, l’assoluta mancanza di senso dello Stato, dimostrate anche in questa occasione, le sue tante vicende giudiziarie che ci fanno dubitare di come quella ricchezza sia stata acquisita. E pensare che continui a rimanere ministra, a rappresentare le istituzioni, questo sì ci fa ribollire di sdegno. Perché la libertà che Santanchè rivendica, di fatto, non è quella di portare i tacchi a spillo o di vestirsi bene, ma quella, che non è libertà, ma presunzione, di infischiarsene dell’opportunità politica di dimettersi, rifugiandosi in un garantismo caro alla destra che recupera il solito armamentario di frasi fatte come: ergastolo mediatico, innocenza fino al terzo grado di giudizio, accuse ai giudici quando le decisioni non sono loro favorevoli.

Un garantismo che è sempre a corrente alternata perché non si contano le richieste di dimissioni che lei e la premier, che non ha speso una parola su tutta la vicenda, hanno, nel corso degli anni, chiesto ad esponenti della sinistra per fatti molto molto meno gravi e per cui ieri Santanchè, in modo ipocrita, si è scusata.
Dovremmo una volta per tutte derubricare le borse e le scarpe di Santanchè, l’outfit della presidente del Consiglio, l’armocromia di Schlein, il maglioncino di cashmere di Bertinotti o il foulard griffato regalato alla moglie da Bersani a fatti che attengono alla vita privata delle persone e concentrarci invece sul comportamento, sulla rettitudine, sul modo di porsi di un politico rispetto non solo a reati o procedimenti giudiziari che impongono di fare un passo indietro, ma anche a quanto efficaci, coerenti e a favore dei cittadini siano le sue politiche.

Dovremmo chiederci quanto sia stata utile Daniela Santanchè come ministra, che cosa abbia fatto in questi tre anni di governo, se ha usato il suo ruolo e il suo potere per vantaggi personali. A queste domande martedì alla Camera lei non ha dato risposte indossando o no i tacchi a spillo.

 

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