Contro il massacro in Palestina – Comunicato della SIS

Comunicato della Società delle Storiche

Contro il massacro in Palestina

Nelle ultime settimane, la violazione della tregua da parte di Israele e la ripresa dei bombardamenti sulla Striscia di

Gaza hanno causato centinaia di morti, per la maggior parte donne e bambinə, e altrettanti feriti. Le vittime dei nuovi

attacchi vanno a sommarsi a quelle 50.800 vite che a Gaza hanno cessato di esistere a partire dal 7 ottobre 2023, a

quelle irreparabilmente segnate dal punto di vista fisico e psichico, a quelle ancora seppellite sotto le macerie che,

secondo le stime elaborate dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine, pubblicate su “The Lancet”,

renderebbero il numero complessivo dei morti ampiamente sottostimato. A fronte di un fragile cessate il fuoco, che

aveva dato respiro alla popolazione della Striscia di Gaza e speranza alle famiglie degli ostaggi tuttora prigionieri di

Hamas, la violenza dell’esercito israeliano e dei coloni si è drammaticamente intensificata in Cisgiordania e nell’area

di Gerusalemme Est, con l’espropriazione di terre, la costruzione di nuovi insediamenti, gli attacchi contro la

popolazione all’interno dei campi profughi e l’ulteriore privazione di ogni libertà.

Il Direttivo della Società italiana delle storiche (SIS), che dal 1989 promuove e divulga la storia delle donne e di

genere, contribuendo al rinnovamento della ricerca e dell’insegnamento e all’approfondimento del dibattito pubblico,

già nel novembre 2023 aveva pubblicato un comunicato in cui la Società si univa alle voci di chi, in tutto il mondo,

chiedeva un permanente cessate il fuoco a Gaza, l’ingresso senza condizioni dei soccorsi umanitari, la fine delle

ostilità nella Striscia e nei territori occupati in Cisgiordania, il rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani e dei

prigionierə politicə in Palestina-Israele. Nei sedici mesi ormai trascorsi da quell’appello, le principali istituzioni

internazionali sono intervenute per il ripristino del diritto. Colpito nelle sue più alte cariche con mandati di arresto

relativi a crimini di guerra e contro l’umanità da parte della Corte penale internazionale, Israele ha tuttavia continuato

ad utilizzare la fame come metodo di sterminio e a perpetrare i suoi attacchi contro la popolazione civile ormai allo

stremo.

I bombardamenti indiscriminati, la sospensione dell’energia elettrica, gli sfollamenti, l’uccisione di giornalistə,

operatori e operatrici sanitari e umanitari, la distruzione di scuole e università, la cancellazione della memoria

culturale palestinese sono proseguiti, aggravando l’inimmaginabile situazione in cui versa la popolazione in un

territorio martoriato. Lo sgomento che viviamo è reso ancora più forte dalla recente denuncia, da parte di una

Commissione internazionale indipendente incaricata dal Consiglio dei Diritti umani dell’ONU, del ricorso

sistematico alla violenza sessuale, riproduttiva e ad altre forme di violenza di genere da parte dell’esercito di Israele

e dei coloni, su donne, uomini e bambinə palestinesə. Questa denuncia si aggiunge a quella relativa alla condizione

delle decine di migliaia di donne incinta che all’interno della Striscia non hanno alcuna possibilità di accedere a

servizi sanitari, impedimento che riguarda anche l’infanzia, i cui diritti sono sistematicamente negati.

La nostra angoscia aumenta dinanzi all’indifferenza dei governi, che se da un lato rimangono inermi di fronte alla

violazione degli obblighi internazionali, dall’altro appaiono sempre più disposti a restringere la libertà di espressione,

anche a livello accademico. La criminalizzazione del dissenso nelle università statunitensi, il licenziamento di docenti

e l’arresto di studenti, la censura delle voci critiche o la negazione del pieno esercizio della libertà accademica in

Europa ci appaiono un ulteriore risvolto della complicità con l’annientamento della popolazione di Gaza.

Ancora una volta, condanniamo la guerra, l’impunità del governo di Israele e il suo disprezzo per il diritto

internazionale. Al tempo stesso, denunciamo il sostegno del nostro governo a Israele attraverso la vendita di armi,

una condotta che rende l’Italia complice di atti che sono stati dichiarati dalla Corte internazionale di giustizia come

“plausibili di genocidio”. La SIS dichiara la propria volontà di intervenire in difesa della libertà accademica per

quanto riguarda iniziative di ricerca, didattica e dibattito relative alla questione palestinese, mentre si impegna a

sostenere attivamente progetti a favore di studenti, ricercatrici e ricercatori palestinesi.

Il Direttivo della Società italiana delle storiche

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