Corriere della sera – La 27 ora 13 gennaio 2023 – Virginia Nesi
Nel nostro Paese il 28 per cento delle donne dai 18 ai 75 anni dichiara di essere infelice. Gli uomini che ammettono di vivere senza provare soddisfazioni risultano invece il 18%. Lo evidenzia una ricerca realizzata da AstraRicerche per l’Osservatorio sulla felicità degli italiani dell’associazione Sòno Aps, fondata dal sociologo Enrico Finzi.
Secondo l’analisi c’è un’inversione di tendenza rispetto al 2001. Prima erano gli uomini i più inappagati, oggi sono le donne. Il 42% delle intervistate sostiene di essere diventata più infelice negli ultimi tre anni, ovvero con l’arrivo del Covid-19. I motivi sono almeno sette: minacce climatiche, violenza e guerra, incertezza sulle malattie del futuro, pessimismo sulle prospettive dei giovani, inflazione e abbassamento del tenore di vita delle famiglie, minaccia della violenza maschile, lockdown e convivenza forzata con partner e figli, insoddisfazione legata al sesso.
Ma l’infelicità femminile riguarda anche: precarietà nel mercato del lavoro, mancata valorizzazione delle competenze, bisogno di autonomia, speranze deluse, impossibilità di seguire i propri interessi, attività soffocanti legate alla cura della casa e all’accudimento di bambini e anziani, malati e persone disabili. E ancora: la mancanza di tempo da dedicare a sé stesse e quella di un luogo fisico-mentale dove lasciarsi andare ( più di 90 anni fa lo rivendicava anche Virginia Woolf in Un stanza tutta per sé).
Scrive lo psichiatra e psicoterapeuta Raffaele Morelli nel libro La donna felice: «Ogni donna deve avere un suo spazio, qualcosa che la soddisfi e che sia in armonia con la sua essenza, al di là delle critiche che questo può sollevare da parte della famiglia, al di là dell’approvazione dei figli o del marito». Seguire le inclinazioni e coltivare le proprie passioni è un modo per sentirsi soddisfatte. Ma soprattutto, crede lo psichiatra, le donne hanno bisogno di trascorrere del tempo in silenzio, stare con sé stesse, accudirsi e realizzarsi attraverso l’autonomia lavorativa. «Le donne iniziano a stare bene quando smettono di farsi domande, a differenza degli uomini hanno quella capacità di vedere e andare oltre, autogenerarsi e affrontare il dolore. La felicità viene dal non cercare, non fare nulla», precisa Morelli a La27Ora.
Custodire un’ambizione, coltivarla e proteggerla significa in-seguire la propria realizzazione personale. Lo conferma, nelle parole e poi nei fatti, anche Will Smith quando veste i panni di Chris Gardner nel film La ricerca della felicità. In una vita segnata dalla precarietà lavorativa e le difficoltà matrimoniali, al figlio consiglia: «Se vuoi qualcosa, vai lì e inseguila». Perché agire subito in direzione di un obiettivo, muoversi nel presente e non aspettare un altro tempo per cambiare il proprio stato d’animo vuol dire vivere davvero il qui e l’ora, cogliere l’attimo. E ne parlava già Orazio nelle sue Odi.
Secondo lo studio di AstraRicerche, il 79% delle italiane dai 18 ai 75 anni trova gratificazione in caratteristiche personali o nelle pratiche quotidiane. In molte provano felicità per essere affidabili e responsabili, altre collegano la soddisfazione alla volontà di impegnarsi a fondo. Tra i motivi per essere felici ci sono anche: non avere dipendenze, sentirsi parte dell’umanità, avere forti valori e ideali, amare la vita anche se è difficile.
Per uscire dalla solitudine, la psicologa clinica e scrittrice Silvia Vegetti Finzi cura molto le relazioni. Perché, ci tiene a precisare, tutti i legami importanti vanno nutriti e sostenuti con dedizione. «Quando è morto mio marito ho lasciato la nostra casa e mi sono trasferita in un piccolo appartamento. A 85 anni, ho ottime relazioni con il vicinato e questo mi ha aiutato tantissimo a essere felice. Parlo mattina e sera con la signora del piano di sotto», dice a La27Ora.
Come dimostra uno studio intergenerazionale realizzato dai ricercatori di Harvard, i legami forti rendono le persone felici. Più del denaro, l’intelligenza o la classe sociale, sapere di poter contare su delle relazioni solide fa sentire le persone appagate. Secondo il professore di psichiatria alla Harvard Medical School e direttore dell’Harvard Study of Adult Development Robert Waldinger esiste un modo semplice per assicurarsi la felicità: coltivare e sviluppare relazioni.
E nel percorso della ricerca della felicità una cosa è certa: ci sono differenze tra uomini e donne. Sostiene Morelli: «Per la donna la felicità è un processo spontaneo che si sviluppa solo per il fatto stesso che lei esista. L’uomo invece può conoscere la felicità soltanto scoprendo la creatività, quindi il femminile che è dentro di sé». Con lui è d’accordo Vegetti Finzi che aggiunge: «Ci sono dei carichi e delle fatiche riservate solo all’universo femminile per cui le donne hanno più difficoltà a sentirsi appagate. Loro hanno più pretese rispetto agli uomini che invece tendono ad accontentarsi e a essere più realistici. Quando le donne non riescono a realizzarsi soffrono di più, ma ognuna di loro ha una vocazione alla felicità».