venerdì, Dicembre 27, 2024
Censura su Tony Effe? Non credo proprio. È più grave il caso Valditara-Lagioia

Blog Il Fatto Quotidiano  – Laura Onofri  23 dicembre 2024

In questi giorni le chat e i social sono stati roventi di informazioni, discussioni e giudizi sull’esclusione del trapper Tony Effe dal Concerto di Capodanno organizzato dal Comune di Roma. Confesso che sino all’altro ieri non sapevo chi fosse questo personaggio e quindi per prima cosa sono andata a leggere qualche testo delle sue canzoni, giudicate da molte e molti, sessiste, violente e brutali. Non le avevo mai ascoltate e non pensavo si potesse arrivare a tanto: in alcuni punti mi pare che si possa ravvisare un’incitazione alla violenza contro le donne. Sappiamo bene quanto le parole siano importanti e quanto il linguaggio incida nella rappresentazione del pensiero.

Ascoltare queste canzoni misogine, violente e sessiste, tratti comuni a molta musica trap, in cui la donna viene trattata alla stregua di un oggetto, ci riporta al più antico e becero patriarcato e ci fa capire quale sia il concetto di donna che questi artisti esprimono. Ecco solo alcune frasi tratte dalle canzoni di Tony Effe:

“Non mi piace quando parla troppo (Troppo)
Le tappo la bocca e me la fott–, shh (Seh)”
“Prendi la tua tr*ia (prendi la tua tr*ia)
Le serve una museruola (woof, woof)…
Metti un guinzaglio alla tua ragazza
Ci vede e si comporta come una tr*ia”
“Mi dici che sono un tipo violento
Però vieni solo quando ti meno”

Questi cantanti sono seguiti per la maggior parte da giovani, anche molti adolescenti, in quella fascia d’età che le ricerche ci dicono essere quella in cui la violenza contro le donne è in sensibile aumento.

A maggio 2024 il Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Direzione centrale della polizia criminale, Servizio Analisi Criminale, ha pubblicato uno studio che analizzava il coinvolgimento dei giovani nel fenomeno della violenza di genere, sia come vittime che come autori. Le donne vittime di violenza sessuale, declinata in tutte le sue forme, di età compresa tra 0 e 34 anni costituiscono il 76% del totale nel 2023. Con una netta prevalenza di quelle di età tra i 18 e i 24 anni (36%). Rilevante è anche la crescita delle vittime minori, tra i 14 e i 17 anni: dal 24% del 2020 si sale al 28% nel 2021 e ci si attesta sul 27% nel biennio successivo. Per quanto riguarda gli autori noti, quelli di età compresa tra 14 e 34 anni costituiscono il 36% del totale nel 2023 e per il 99% sono di sesso maschile; preminente è la fascia 25-34 anni, con oltre il 50%; quella 14-17 anni supera comunque il 10%.

Un’altra ricerca interessante “Giovani Voci per Relazioni Libere” condotta da Differenza Donna, e pubblicata lo scorso novembre, ha messo in luce quanto gli stereotipi siano presenti tra i giovani e quanto siano considerati normali comportamenti che sono spesso i prodromi della violenza contro le donne, come dare o subire uno schiaffo, attuare e permettere un controllo sull’abbigliamento, sulle uscite, sull’accesso ai messaggi dello smartphone.

E’ quindi normale che un cantante, che con le sue canzoni rafforza questi modelli culturali patriarcali e sessisti, venga invitato al Concerto di Capodanno da un’Istituzione le cui politiche dovrebbero essere orientate alla prevenzione e al contrasto della violenza in tutte le sue forme sapendo che la maggior parte dei partecipanti saranno ragazzi e ragazze che sono proprio i principali destinatari dell’educazione a una cultura del rispetto? No, non è normale. Infatti il sindaco è corso ai ripari dopo che, molte donne del suo stesso partito e molte associazioni hanno alzato la voce e hanno aspramente criticato questa scelta. Ma la frittata era ormai fatta e oggi Tony Effe passa per la vittima sacrificale (mentre ha ricevuto da questa vicenda visibilità e popolarità) e la sua esclusione dal concerto è stata bollata come censura.

Ma quando si parla di censura a cosa ci si riferisce? Al controllo esercitato dalle autorità pubbliche su testi, immagini e filmati, controllo che limita, quindi, la libertà di espressione. Niente di tutto questo è successo nei confronti di Tony Effe. Il Comune ha considerato, con colpevole ritardo, che fosse inopportuna la presenza di questo artista che con le sue canzoni può urtare la sensibilità di molte donne che con la violenza fanno i conti tutti i giorni. Non gli è stata certamente vietata la possibilità di cantare e di esprimersi in altri contesti, come di fatto avverrà proprio la sera di Capodanno e proprio a Roma in un evento pubblico organizzato dalla sua casa discografica.

A completare il quadro, e a sottolineare l’accusa di censura sono state le dichiarazioni di solidarietà di tanti colleghi e colleghe. Fra queste anche artiste che negli anni hanno dimostrato attenzione al tema della violenza contro le donne, partecipando a serate di raccolta fondi per i centri antiviolenza o a campagne sociali di sensibilizzazione.

Con tutto il rispetto, sono questi i maitre a penser a cui dobbiamo affidarci per capire se questo caso è ascrivibile alla limitazione della libertà di espressione? A questi artisti poi dobbiamo ricordare che c’è un’ampia letteratura in materia di violenza contro le donne che mette il luce e avverte del pericolo che comportamenti e frasi pronunciate da personaggi famosi, che hanno una presa specialmente fra le giovani generazioni, possono essere nocivi per l’emulazione che può derivarne.

Il bilanciamento dei diritti, si sa, è molto difficile e le domande che dobbiamo porci non hanno una risposta semplice. La libertà di pensiero e di espressione non ha dei limiti? E’ un diritto a senso unico? In nome della libertà di espressione c’è anche un diritto da parte di un artista ad essere invitato ad una certa manifestazione ? Non sarebbe lecito considerare che ci sono questioni di opportunità che senza imbavagliare nessuno, consigliano certe condotte? E soprattutto è questo un caso di censura?

La censura, a mio parere, si può riscontrare in un altro fatto che ha avuto molta meno rilevanza, ma che è enormemente più grave. Mi riferisco all’ennesimo attacco alla libertà di espressione e di critica sancito dall’art. 21 della Costituzione da parte del ministro Valditara. Questa volta sotto accusa è Nicola Lagioia, scrittore, intellettuale e già Direttore del Salone Internazionale del libro di Torino che ha “osato” criticare il ministro dell’Istruzione per aver ironizzato durante la trasmissione di Rai 3 “Chesarà” sullo stile di un tweet di Valditara riguardante la limitazione degli stranieri nelle classi italiane e che per questo ha promosso contro lo scrittore una causa in sede civile per diffamazione, con richiesta di risarcimento di 20mila euro.

Azioni come questa e come le precedenti ad altri intellettuali e scrittori, sono, queste sì, un attacco alla libertà di parola, fondamento della nostra società democratica, senza contare che la disparità di forze e di potere tra le parti rischia davvero di soffocare il dibattito pubblico.

In questa vicenda perdono tutti o quasi: un’amministrazione che non ha valutato il danno che poteva creare l’inclusione di un artista come Tony Effe; colleghi e colleghe che in nome dell’amicizia o del corporativismo non ci pensano un attimo a schierarsi con il trapper senza valutare l’effettiva portata di quelle frasi e quelle parole; i ragazzi e le ragazze che introitano modelli culturali che non li aiuteranno ad avere rapporti paritari e sereni. L’unico che vince è lui: un bel battage pubblicitario che gli dà molte chance per il prossimo Festival di Sanremo.

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