giovedì, Novembre 21, 2024
CRISTINA PERI ROSSI

“Avevo cinque anni. L’insegnante ha scritto sulla lavagna: “Tutti gli uomini sono mortali”.
Ho provato un enorme sollievo, una grande gioia.

Quel pomeriggio, quando uscii da scuola, corsi a casa e abbracciai molto strettamente mia madre.

“Che fortuna mamma, tu non morirai mai! “Gli ho detto, rapito.

“Cosa? ” chiese mia madre, sorpresa.

Mi sono separato appena da lei e le ho spiegato:

– La maestra ha scritto sulla lavagna che gli uomini sono mortali.

E tu sei una donna!. Per fortuna sei una donna, ho detto e l’ho riabbracciata.

Mia madre mi ha teneramente separato dalle sue braccia.

– Questa frase, mia cara, include uomini e donne. Tutti e tutte moriremo un giorno.

Mi sono sentita completamente sconvolta e delusa.

– Allora perché non l’ha scritto? : “Tutti gli uomini e le donne sono mortali”? Ho chiesto.

Beh- ha detto mia madre, in realtà, per semplificare, noi donne siamo rinchiuse nella parola “uomini”.

– Chiuse? – Ho chiesto. Perché?

— Perché siamo donne – mi rispose mia madre.

La risposta mi ha sconcertato.

E perché ci rinchiudono? Gliel’ho chiesto.

È molto lungo da spiegare, rispose mia madre. Ma accettalo così. Ci sono cose che non sono facili da cambiare.

– Ma se dico “tutte le donne sono mortali”? Rinchiude anche gli uomini?

– No- rispose mia madre. Questa frase riguarda solo le donne.

Ho avuto una crisi di pianto.

Ho capito all’improvviso molte cose e alcune molto spiacevoli, come che il linguaggio non era la realtà, ma un modo per rinchiudere cose e persone, a seconda del loro genere, anche se sapevo a malapena cosa fosse il genere: oltre a servire a fare gonne, il genere era una forma di prigione. “

* Cristina Peri Rossi – Scrittrice uruguaiana vincitrice 2021 del Premio Cervantes

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