Blog Il Fatto Quotidiano – 8 Marzo 2025 – Laura Onofri
La moda dei beauty party mi lascia perplessa: adultizzare bimbe di tre anni non è un gioco
Un’amica mi scrive, preoccupata, che la sua nipotina di sei anni è stata invitata a un beauty party per una festa di compleanno di una compagna di scuola. Vuole sapere cosa ne penso: non ho approfondito mai il tema perché mi sembrava toccasse marginalmente solo un esiguo numero di persone e che fosse una moda estemporanea destinata ad esaurirsi in breve tempo. Decido quindi di cercare nel web e sui social qualche informazione in più su questo fenomeno.
La prima sorpresa è che digitando beauty party vengono fuori una serie di informazioni incredibili: proposte di massaggi, spa, estetiste specializzate in trattamenti per bambine, manicure, trucchi personalizzati. Questa quantità di offerte fa capire che questa nuova tendenza è un trend in forte espansione non solo nelle grandi città ma anche nei piccoli paesi.
Anche sui social ci sono messaggi e commenti che lasciano a dir poco perplessi: moltissime sono le mamme che trovano assolutamente normale questo tipo di attività per bambine dai tre anni in su, ritenendolo un gioco, un’attività ludica e non ponendosi neanche il problema della eccessiva e prematura adultizzazione delle bambine, oltre che della loro sessualizzazione. Molte di queste mamme, perché i commenti sono esclusivamente loro, sottolineano che è un gioco, quello di truccarsi, travestirsi con abiti dei grandi, che da sempre le bambine fanno.
Ignorando che il contesto è completamente diverso: il gioco dei bimbi, fatto anche negli asili e nelle scuole materne e che coinvolge maschi e femmine, di travestimento e personificazione del mondo adulto, è una cosa spontanea ed è anzi fondamentale nella prima infanzia.
Come dice la dottoressa Anna La Guzza, psicologa e direttrice del centro Amamente di Milano: “Nei bambini l’imitazione delle attività degli adulti è un passaggio di crescita fondamentale. Nel caso di spa e estetica entra in gioco la riproduzione di un modello che vede la bellezza come un bene di consumo imprescindibile. Questo può causare anche distorsioni psicologiche, come sessualità precoce o scarsa autostima, che si possono trascinare fino all’età adulta”. Per non parlare poi degli stereotipi e anche delle esclusioni che feste di questo tipo, rivolte solo alle bambine, producono.
Smontare i modelli culturali che abbiamo ereditato da una società patriarcale è un lavoro difficile, quotidiano, attento, che deve partire proprio dall’età dell’infanzia perché i modelli sono sedimentati dentro di noi che anche involontariamente li trasmettiamo: un fenomeno di questo tipo non fa che riproporli. Una bambina in contesti come quelli, già a tre anni deve essere seducente, deve aderire a canoni di bellezza imposti dalla moda, dai media.
Inoltre questo tipo di feste prevede un’esclusione dei maschi, una netta distinzione dei ruoli, tutto il contrario di quello che oggi abbiamo capito essere fondamentale per una corretta affettività e sessualità nei bambini che diventeranno adolescenti e poi adulti. Ci stupiamo di come ancora prevalgano nei libri di testo, nella scelta dei giochi, stereotipi che rafforzano i modelli culturali cari al patriarcato, proponendo ruoli in cui il maschio deve essere forte, combattivo mentre la femmina deve incarnare l’idea di bellezza per sedurre, incantare e piacere o quella di cura della famiglia.
Un discorso analogo vale per la pubblicità e la comunicazione in generale: il rapporto del Parlamento europeo Women and Girls as Subjects of Media’s Attention and Advertisement Campaigns: the Situation in Europe, Best Practices and Legislations ha messo in luce, infatti, come esista una correlazione tra la diffusione di immagini discriminatorie e lesive della donna sui media con il livello di parità e sensibilità di genere nella società.
L’attenzione a tutti questi tipi di messaggi deve essere massima, ancor di più per quelli rivolti all’infanzia perché è chiaro ormai quanta importanza abbiano le modalità con cui le identità di genere vengono plasmate dalle influenze culturali, educative e mediatiche.
Oggi il tema del gender e dell’educazione all’affettività e alla sessualità di bambini e bambine e adolescenti è al centro di numerosi dibattiti che coinvolgono insegnanti, educatori, genitori e le Istituzioni pubbliche e che spesso sono permeati da un’ideologia che non aiuta certo a promuovere buone politiche per costruire una società inclusiva, un ambiente dove bambini e bambine, ragazzi e ragazze possano sentirsi liberi di esprimersi e di fare emergere le differenze, un ambiente cioè che non sia di ostacolo per la creazione di una società moderna e paritaria.
Questo 8 Marzo dedichiamo una riflessione su quanto i nostri comportamenti di oggi si rifletteranno sulle donne e sugli uomini di domani.