giovedì, Settembre 19, 2024
La stanza d’ascolto “inesistente”
L’antiabortismo costituisce per la destra una materia identitaria. La stanza d’ascolto “inesistente” ne è una riprova!
Lunedì mattina,  16 settembre, una delegazione della Camera del Lavoro di Torino e di “Se Non Ora Quando?” Torino ha effettuato un sopralluogo presso l’Ospedale S. Anna alla ricerca della famigerata stanza antiabortista, al centro dei fatti di cronaca dell’ultima settimana. Dal sopralluogo è emerso il resoconto che segue, che riportiamo per dare contezza del gravissimo stato attuale della situazione.
“L’ingresso da cui siamo entrate è quello di Corso Spezia, dove, sulla porta vetro esterna, troviamo un cartello con le indicazioni per raggiungere “la stanza dell’ascolto”, presso la Palazzina Laboratori (ex AVIS) al 4 piano. All’interno dell’ospedale la ricerca del sito è affidata alla fortuna. Alle richieste di indicazione (“dove si trova la stanza per l’ascolto”) rivolte a portineria, addette e addetti incontrati nei corridoi e nei cortili, la risposta è sempre la stessa: “non ne so nulla”. Proseguiamo allora domandando della palazzina ex Avis e raggiungiamo un atrio in cui troviamo una locandina, situata ben in alto e in posizione poco visibile, e gli appositi ascensori, a fianco dei quali, nell’indicazione dei servizi ai piani, NON troviamo alcun riferimento alla famigerata stanza. Saliamo comunque al 4 piano. La scena che le porte dell’ascensore offrono ai nostri occhi increduli è inquietante, così come documentato dalle fotografie. Il corridoio è vuoto e spettrale. Il soffitto mostra in evidenza fili elettrici, tubature e cavi scoperti. Alle pareti segni di lavori effettuati da poco non ben ultimati e tracce di un incendio ancora ben visibili sui muri anneriti e i pannelli scoperti del soffitto. Le stanze che precedono la Stanza erano destinate alla Breast Unit: lo testimoniano cartelli che ancora le qualificano come tali, ma pieni di scatoloni ancora chiusi e tutto è abbandonato a sé stesso e a un destino incerto. Un’aria di dismissione e di decadenza aleggia in un luogo che dovrebbe essere invece accogliente, vista la delicatezza del “servizio”. Così non è. La Stanza è chiusa a chiave, inaccessibile. Non vi sono segnati né orari o giorni di apertura, né istruzioni per le donne che vogliono avere qualche indicazione. Solo un numero verde, trovato sulla solita locandina di SOS Vita, cui risponde un disco che indirizza ad un altro numero dove un imbarazzata operatrice risponde che non sa dare nessuna indicazione e/o informazione circa l’operatività della stanza e le attività che dovrebbe svolgere. Tra un balbettio e l’altro risolve la faccenda chiedendo un numero di telefono cui farci richiamare da qualcuno che può dirci qualcosa in più, con buona pace della privacy. Il nostro sopralluogo ha dimostrato ciò che molte e molti sospettavano da tempo: l’operatività della stanza esiste solo nella propaganda della Giunta Cirio. Ora però sappiamo che, come testimoniano le fotografie, la stanza è chiusa e si trova in locali non idonei ad accogliere persone, né lavoratrici né utenti. L’antiabortismo costituisce per la destra una materia identitaria. La stanza d’ascolto “inesistente” ne è una riprova”.
Anche per questo proseguiamo con il mettere in campo iniziative a tutela del diritto all’aborto libero e sicuro, chiedendo ancora una volta l’immediata chiusura della stanza.
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