Blog Il Fatto Quotidiano 2 marzo 2023 – Laura Onofri
Livia Turco in un messaggio a Elly Schlein, dopo la sua elezione, ha scritto “si avvera il sogno per cui abbiamo lottato, una Segretaria a capo del più grande partito della sinistra”. E’ stato questo il sogno di tante donne in questi decenni e la vittoria di Schlein la si deve in larga parte a loro. Non solo per una voglia di riscatto, ma per una consapevolezza, ormai sempre più diffusa, che una visione femminista è necessaria, uno sguardo diverso sul mondo e su come affrontare e aggredire i problemi che lo affliggono è l’unica possibilità di cambiamento, che un cambio di paradigma per eleminare le disuguaglianze, per curare questo pianeta malato, per azzerare le discriminazioni è urgente. E questa consapevolezza diffusa fra la gente lo è molto meno fra i politici se, e pareva impossibile, Schlein ha ribaltato il verdetto dei circoli.
La distanza fra il partito e i suoi potenziali elettori, fra il dentro e il fuori, che è sicuramente una delle cause delle ultime sconfitte del Partito Democratico, si è plasticamente materializzata in queste primarie. Tante e tanti si sono mobilitati perché prevalesse Elly Schlein, una femminista, ecologista, attenta ai diritti civili come a quelli sociali, che non vuole “rottamare” ma costruire un ponte intergenerazionale, che vuole demolire i modelli che sino a oggi hanno portato povertà, precarietà e che stanno distruggendo la scuola e la sanità pubblica perché, come ha detto nel suo discorso dopo la vittoria, le è stato consegnato “un mandato chiaro a cambiare davvero”.
Una donna giovane – è stato sottolineato molto spesso e da più parti – quasi a volere velatamente insinuare il dubbio che i suoi 38 anni possano essere una lacuna. E pensare che, alla stessa età, Emmanuel Macron è diventato Presidente della Repubblica in Francia senza che nessuno battesse ciglio. E invece proprio da questa giovane donna arriva una lezione di coraggio e determinazione: coraggio a mettersi in gioco agendo un conflitto che è inusuale in un partito dove il maschilismo ancora imperversa, dove è più facile lagnarsi, mugugnare ogni volta che i principi di equa rappresentanza vengono disattesi, dove è più agevole accomodarsi in una comfort zone che rassicuri e non crei rischi, determinazione nel perseguire un obiettivo ma senza fare sconti, senza venire a compromessi come quello di rifiutare, prima del voto, un ticket se avesse prevalso Stefano Bonaccini spiegando “perché le donne non siano condannate a essere vice di qualcuno. Io mi sono candidata anche per dire che noi possiamo essere protagoniste“.